28 marzo 2012

Storia di un ritrovo

Sono in quattro al ritrovo del martedì, prima della lezione, lei, due altri compagni di scrittura, il maestro. Il bar dà sulla piazzetta,  vecchie case,  lastricato di pietre,  un arco romano. Sono in tre, più il maestro, e tutti gli altri sono rimasti a casa.
Il maestro e i due uomini parlano di fumetti manga.  Lei non capisce quella parola, i tre parlano fitto. Stanno fuori a fumare,  lei ascolta. Li immagina ragazzi,  calzoncini corti e maglietta, con il giornalino in mano.
Tiene gli occhi bassi sul lastricato. L'aria di marzo è buona. Attorno le vecchie case grigie, i vetri opachi del laboratorio che sta di fronte al bar, e dove mai nessun cliente entra. A quell'ora l'orafo grasso e pelato con gli occhiali, entra nel bar per un calice di bianco. Lo guarda, l'orafo  sorride, ma non saluta.
Le viene in mente un vecchio film in bianco e nero, dove Jean Gabin allena pugili poveri e affamati.  
Il ricordo in bianco e nero non fa rumore. Alza lo sguardo  sui compagni e il maestro. La piazzetta con le sue case stinte di cenere, ha odore di intonaco umido.
I tre uomini ridono, elencano  nomi  dei manga. Lei tace, la  parola ha un suono estraneo. A terra c'è un nastro di seta azzurra lasciato cadere da chissà chi. Lo guarda e non lo raccoglie. L'aria è più fresca.






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