22 ottobre 2012

La traccia









L'uomo con la felpa rossa tira tardi. Dopo le due, tutto intorno sente come un'ovatta. Seduto al computer con  le cuffie, ascolta un flusso impastato di tazze, sedie spostate, pezzi di voci che emergono simili a braccia di naufraghi.  Martedì, dicembre, mensa.
Porta con sè in tasca un registratore digitale, come un pacchetto di sigarette, il microfono a penna che sbuca  dal bordo. Nessuno se ne accorge. Rumori e voci entrano. Non sa di preciso.  
Al suo ritorno, passa i file nel computer. Di una strada, un supermercato, un ufficio, ritrova  una  foto sonora.  Apre il programma soundshop e inizia a smontare e rimontare i brandelli sonori  come pezzi di pellicola. 

"...sai che è andato in ferie proprio quel giorno ..."

Mensa aziendale, uomo. La voce dal un tono educato, arrota le erre lentamente. C'è un riverbero alla fine della registrazione. La riascolta più volte, ma la frase delle ferie lo distrae,  gli impedisce di concentrarsi. Elimina quasi tutto con un click di taglierina digitale, salva una parola,  "giorno" 
Adesso sente chiaro. Non è un riverbero, è un'ombra. La voce non scende negli armonici gravi, resta annidata una spanna sotto la base del collo, pare un gridare composto, dietro un muro alto. Traccia 22.
Ha scoperto che le voci mostrano un'ombra, che si può sentire nel  suono nudo, semplice derma, una pelle rossa irrorata, di un'unica parola. Non sa perchè, ma lo sente. L'ombra che una voce possiede è qualcosa di ultimo, una sorta di confine oltre il quale non ci sono più cicatrici dell'anima da interpretare nel tono della voce. Il suono occupa tutto il posto da solo. 

L'uomo con la felpa rossa lavora al computer il sonoro grrezzo,  la sua compagna sul divano legge un romanzo. A lei piacciono le storie, ce ne sono ovunque, dice.  E' capace di inventarsi una trama di vendette e funerali da quel tale in ferie "proprio quel giorno"Per questo lui usa le cuffie, attento ai frammenti di voci che escono dal caos sonoro. Lei non li sente. 

"Lo hai chiamato?" "Domani parte. E' tardi." "No, provo questa sera."

Registrato venerdì, ufficio, ascensore. La congettura di una storia su chi parte e chi chiama,  se la butta via dietro. Vuole una cosa pulita. "tardi" 
Ha capito cosa sono le parole da quando ha cominciato a collezionare tracce sonore. Le voci fanno fatica come asini carichi, un discorso, una frase, è roba di ferro scagliata contro chi ascolta. Che parli di carne o  d'himalaya,   l' uncino del discorso si pianta addosso. Stai fermo lì. 
Lui invece prende le voci, rifila una parola, e le riconsegna lievi, disarmate,  nel suo archivio.  "tardi"    
A lei non piace stare sveglia tardi, mette giù  il romanzo e gli arriva accanto, osserva per un po' il sonogramma che si allarga e restringe in  scure losanghe sullo schermo. 
"Vuoi sentire?".
"No, domani." risponde lei, e si china per dargli un bacio, chiude la porta dietro a sè,  piano come a non svegliare qualcuno. 
Quando le fa ascoltare una traccia nuova, non vuole commenti. La prima volta pare un gioco  stare a bocca chiusa,  a farsi segni con le mani. Ora quando capita,  lei con  le cuffie infilate, tiene lo sguardo rivolto verso il pavimento o di lato. A lui non importa dove uno guarda, basta il silenzio. Dopo lei lo bacia sulla guancia e torna sul divano a leggere o va a dormire.

L'uomo con  la felpa rossa compone fino a tardi, attacca dieci secondi di silenzio prima e dieci dopo, alle volte anche di più. La voce affiora dal nulla  e scompare di nuovo. Il silenzio è importante.
Nel registrato di ieri ha trovato una voce femminile in mezzo al brusio di persone che escono da un cinema.  "Che freddo!" Un tono calante soffia fuori il suono, che scivola via liquido come sputato. 
Taglia, monta,  silenzio,"freddo", silenzio. Riascolta. La voce 23  è alta, ha un suono brillante  ma esce smorzata nel finale, come neve che cade su altra neve. Le donne hanno freddo, gli viene da pensare. Anche sonno. La voce femminile 23 ha un'ombra molto diversa dalla voce maschile 22. Il suono "freddo" ha qualcosa di minerale, il brillio fermo  di chi dorme o aspetta, o forse entrambe. 

Nel suo archivio non c'è una traccia che assomigli ad un'altra. Con quell'unica parola, le voci sembrano un verso animale. Animale gli ricorda anima, non le bestie. Alle due e mezza di notte chiude il computer.
Lei dorme, lui si distende accanto.  Non dice parole per non svegliarla.