11 gennaio 2013

Il principe dell'Aria





Il principe dell'Aria viveva in un castello sul quale innumerevoli antenne, fitte come un bosco,  puntavano ogni direzione del cielo. La sua ricchezza non consisteva in oro diamanti o pietre preziose, ma nelle onde D che stavano pigre e invisibili per aria, ed erano ghiotte di desideri.
Un desiderio, una volta pensato da qualcuno,  se ne volava via come un palloncino sfuggito di mano, e vagava per aria. Le onde D lo catturavano e  lo esaudivano all'istante. 
C'era stato un tempo in cui le onde vagavano libere, ed esaudivano i desideri di tutti gli abitanti del regno, chi con la torta, chi con la racchetta, chi con il cappotto nuovo che aveva desiderato. Ma un giorno  il principe, indispettito dal fatto che tutti i giorni erano diventati giorni di festa per i suoi sudditi, aveva deciso che le onde spettavano soltanto a lui, e a nessun altro. Così fece installare sulle torri del castello potenti antenne che ammassavano le onde come un gregge,  e le raccoglievano una ad una sopra la sua testa, ovunque fosse o andasse. Così,  ogni desiderio principesco, fosse un gelato o un motoscafo, in un batter d'occhio,  veniva esaudito e depositato ai suoi piedi.   
Un giorno di primavera, il principe uscì per la solita passeggiata. La sua meta era la pasticceria che sorgeva ai piedi del castello. Come ogni mattina,  si fermò a guardare ammirato le delizie che traboccavano dai vassoi d'argento. Una pasta crema,  una granatina, una meringa alla panna, tutte lo attiravano,  ma oscillava dall'una all'altra, e in cuor suo si rammaricava perchè sceglierne una, significava rinunciare alle altre, almeno fino alla passeggiata del giorno dopo.

“Ehi principe!” si sentì apostrofare all'improvviso.
Il principe sorpreso,  si chinò sulle vetrine, per capire chi aveva parlato.
“Toglimi da qui .” disse  una pastina tutta rosa, alla crema di fragole. 
Il principe desiderò la pastina rosa per merenda, e le onde D che lo seguivano per aria come  segugi,  depositarono subito il fragrante dolcetto sul palmo della sua mano.
"Grazie” -  disse la vocina -  “Non ne potevo più di stare lì”.
“Ma il tuo destino è  aspettare di essere scelta.” rispose il principe, che già pregustava la  deliziosa merenda.
“Io voglio andare sull'Himalaya ! ” urlò dolcemente la tenera pastina rosa.
“Ah sì? ....” - rispose il principe, pronto ad addentarla.
Ma in quel preciso istante un'onda D,  stufa di accalappiare soltanto i desideri del principe, catturò il desiderio della pastina, lo esaudì subito, e il dolcetto sparì sull'Himalaya. Il principe rimase come un baccalà con la mano vuota, guardò il pavimento, poi il soffitto color  crema sopra la sua testa, nulla, la merenda era scomparsa. 
Il principe se ne tornò al castello,  preoccupato che le onde cominciassero a non dar retta ai suoi desideri, e questo era seccante.
Passò un anno, e una mattina d'inverno, il principe si svegliò nel suo vasto letto principesco, gonfio di cuscini e piumini. Subito le onde D raggomitolate sul lampadario, gli consegnarono un pacchetto di lettere appena arrivate. Aprì una busta dall'insolito profumo di vaniglia, all'interno della quale trovò una chiave con attaccato un biglietto: “Oro zecchino avrai se nel castello la porta che scricchiola troverai ”. 
Cercò la porta misteriosa dappertutto,  ma la chiave non entrava da nessuna parte. Stanco si sedette sui gradini di una scala a chiocciola, quando un topino azzurro gli  guizzò davanti,  con una zampa gli fece cenno di seguirlo,  e infilò le scale che scendevano nei sotterranei. 
Il principe lo seguì, buttandosi a capofitto dai gradini che sembravano non finire mai, e finalmente giunse al fondo, davanti a una porta lucida e intatta di cui non aveva mai sospettato l'esistenza. Infilata la chiave, la porta si aprì con un sonoro scricchiolio. 
Entrò in una grande stanza dal cui soffitto pendeva un sontuoso lampadario pieno di candele accese. Al centro della sala, troneggiava un massiccio tavolo ingombro di oggetti alla rinfusa,  tutti molto piccoli, tazzine, picozze, chiodi, martelli, ganci,  che luccicavano dorati.
“Ehi principe, toglimi da qui!” lo apostrofò una vocina dal mucchio. Il principe si avvicinò al tavolo, e raccolse un grazioso cucchiaino da montagna, rosa e dorato.
“Sono tornata dall'Himalaya ....” disse con dolcezza il cucchiaino.
Il principe fece un salto e mollò subito la presa, il cucchiaino cadde a terra con un tintinnio delicato, e in quel punto si sprigionò una fontanella di fuochi artificiali molto piccoli, rosa e oro.
Il principe rimase a bocca aperta, finché la girandola si esaurì in un fumo leggero, che diradandosi fece apparire una figura avvolta in un vaporoso vestito rosa, e da cui emanava un profumo di vaniglia.
“Chi sei ?” esclamò il principe con gli occhi sgranati dallo stupore.
L'apparizione in silenzio si aggiustò il vestito rosa che scendeva fino a terra, corse rapida verso la porta, e uscì. Il principe la seguì, ma fuori non c'era nessuno, pensò di averla persa. Si mise a correre a perdifiato in un corridoio lungo e buio, alla fine del quale sbucò nel giardino del castello.

Intorno gli alberi erano spogli, e tra le siepi ricoperte da larghe falde di neve, c'era una panchina. Una fanciulla vestita di rosa e profumata di vaniglia sedeva tranquilla.



5 gennaio 2013

Storia di una caduta





“Ti butti?" “Sì."  e saltò giù.
Caduto nel mondo sensibile, rotolò nella neve vicino a una panchina dove erano seduti una fanciulla in vestito rosa e un principe impettito .
A balzelloni salì lungo il vestito rosa e si appollaiò sulla spalla della ragazza  come un pappagallo.
“Ma che fate, principe! mi avete baciato la spalla!”
“Mi spiace contraddirvi, ma non sono stato io."
"Eppure qualcosa mi ha baciato qui!"
 "Il meteo ha dato l'avviso: vien giù roba da lassù. A qualcuno  è arrivato in testa un gatto, non uno vero, ma un Gatto Ideale, leggerissimo, e se n'è accorto soltanto quando ha sentito in testa delle fusa in sordina,  Fusa Ideali naturalmente."
“Che ci vengono a fare qua ? non dovrebbero starsene lassù, nel Mondo delle Idee?
“Non si sa perchè vengano giù, ma succede spesso, e quando atterrano, si infilano dappertutto. E non aggiungo altro."
Bacio, o per meglio dire l'Idea di Bacio, si sforzava di aderire il meno possibile alla spalla della fanciulla.  Avrebbe voluto spiegare che si era buttato perché si annoiava lassù. Fare lo stoccafisso bello ed  eterno era una solfa interminabile. Ma era intimidito dal mondo reale, da quei due umani così caldi, profumati, compiti, che non riusciva a trovare le parole per rivolgersi a loro, senza  sembrare grezzo e astratto. 
“Le consiglio di non dimenticare l'ombrellino, quando esce di casa." - continuò il principe- "un' Idea di chissà cosa che precipita  è seccante, passi per un gatto o un pesce rosso, ma oso pensare a cosa altro... "
"E se cade un Bacio Ideale? Perchè dovrei ripararmi da un bacio perfetto?" chiese la damigella, e sistemando con una mano le pieghe del vestito rosa, diede una spolverata alla spalla lì dove sentiva una specie di solletico.
Così Bacio Ideale venne scacciato dalla soffice spalla per atterrare sulla dura panchina. Guardò intorno, la neve assomigliava al colore di casa sua, ma il bianco terreno era tutt'altro in confronto al gelido scintillio del Mondo delle Idee che aveva lasciato. Era sazio di roba bianca immutabile.  Avrebbe voluto incontrare un bacio vero, così per fare amicizia, e imparare alla svelta quello che c'era da sapere sulla vita terrena.
Ma su quella panchina, non sarebbe accaduto un bel niente, il principe preoccupato per quello che avrebbe potuto cadergli in testa dall’alto, se ne restava immobile, a specchiarsi in se stesso. 
Doveva mettersi in cammino, fare fatica nel mondo terreno. Saltò nella neve. Pof!