28 marzo 2012

Prologo









premessa
Interno giorno, un salotto color crema, al centro un divano dove sono seduti Maigret e Flaiano, a fianco tre poltrone, un tavolino basso su cui è posata una coppa di cristallo riempita all’inverosimile di una crema bianca pannosa.

Maigret :“Dov’è il gatto ?” (accarezzando con la punta di un dito la cosa bianca adagiata nella coppa di cristallo)
Flaiano: “Non so, un momento fa era qui, nella sua cuccia al sole.” (fumando lentamente una sigaretta)
Maigret: “Se è scomparso anche il gatto, mi dimetto.” (serio)
Flaiano: “Perchè? La scomparsa è un cambiamento di stato, è naturale . Piuttosto se fossi in Lei, starei attento a quella cosa, non la tocchi.”
Maigret: “Le sembra pericolosa?”
Flaiano: “Sì, è dolce, e quando qualcosa è palesemente DOLCE , c’è qualcosa di equivoco. La guardi bene, non vede come slitta il significato nelle curve sinuose?”
Maigret: “No, non vedo niente.”
Flaiano: “Lei sa cosa è (sottovoce) un feticcio?”
Maigret: “ Vedo soltanto una cosa. Bianca e morbida. Innocente.”
Flaiano: “Mi stupisco che Lei commetta un errore simile. La cosa NON è quello che sembra, si spaccia, insinua e poi in fondo, zack! Guardi bene.. E’ (pianissimo) …e..ro…ti..ca.”
Maigret: “E’ ridicolo! Voi scrittori fate un soufflè di qualsiasi cosa. La tocchi.” (gesto invitante di Maigret)
Flaiano: “Ah no, non mi faccio incantare. Sembra umile, innocentina. Invece il senso della cosa bianca e morbida, è scivolato, capisce, ben oltre la grammatica, è un abisso! (pianissimo) dei sensi.”
(entrano MICIA E MICIO e si accomodano sulle poltrone di lato)
Micia: “Micio, vieni a sederti qui, si parla di grammatica, e Topo ne ha tanto bisogno, vero?”
Micio: “Sì Micia, ne ha bisogno.”
Micia: “Così Lei conosce la grammatica?”
Flaiano: “A volte.” (lentamente )
Micia: “Topo ha dei problemi. Lei dà lezioni?”
Flaiano:“Solo se viene qua, sul divano. Non mi sposto, io.” (categorico)
Micia: “Oh, capisco. Anche Topo non si sposta, vero Micio?”
Micio: “Sì Micia, non si sposta.”
Micia: “E quindi niente! Povero Topo, resterà all’oscuro di grammatica ! Cosa è questa cosa bianca?”
Flaiano: “Non la tocchi, stia indietro.”
Micia: “Ma sembra innocua e morbida.” ( chinandosi a osservare nella coppa)
Micio: “Sì, innocua.”
(entra da sinistra l'amico udinese
L’amico udinese: ( in tuta attillata violettazzurra da ciclista e una bicicletta a mano ) “Chiedo perdono, hanno visto forse il borsone verde della mia amica smontata dal treno alla stazione che devo accompagnare a casa mia a piedi mentre lei guarda attorno le case basse a due piani al massimo?”
Micia: “Lei chi è scusi? Da dove arriva così conciato? Dove crede di essere? A Udine?”
L’amico udinese: “Brava! Da cosa si vede?” (allargando i pettorali)
Micia: “Si vede e basta, intanto lei di corporatura è concentrato, come si fa con i pomodori, si capisce che è parsimonioso.” ( ben scandito)
L’amico udinese: “Ce l’ ha l’intuito e anche straordinario! Deve venire a Udine.” (ciclotimico )
Micia: “Ma neanche per sogno! È un posto pieno di enigmi, e Topo ne soffrirebbe. E poi in ogni caso non si sposta mai, vero Micio?”
Micio: “Vero Micia.”
Flaiano: “Topo è un soggetto interessante, ho un’affinità, mi piace.”
Micio: “Che affinità, scusi? “( interpella con molto interesse )
Micia: “Micio, non disturbare il signore con domande sciocche. Di grazia, che intende insinuare?”.
Flaiano: “Voi siete frenetici, schiavi del movimento. Io e Topo, invece, siamo uomini liberi, pratichiamo l’immobilità.”
Micia: “Ho sempre saputo che Topo ha delle qualità eccezionali. Senti Micio cosa dice il signore?”
Micio: “Sento Micia.”
Maigret: “Comunque sia, il gatto è scomparso, e non si può sparire dalla cuccia così, come cipria nel vento. Qualcuno lo ha visto?” (con aria contrita)
(entra YOTA da sinistra e si accomoda su un’altra poltrona libera)
Yota: “Io l’ho visto” (entrando nel salotto con un enorme borsa di nylon gonfia di roba)
Maigret: “Dove ? Come? Quando?” (a raffica)
Yota:“Calma! Il gatto sta benissimo, non si affanni!”
Maigret: “E dov’è? Mi dica almeno dov’è?”
Yota: “Non so.”
Maigret: “Ha DETTO che sta bene, e quindi DEVE sapere dove sta?” ( in angoscia)
Yota: “Non so. L’ho visto che evaporava, anzi non è esatto. E’ sublimato.” (enciclopedico)
Maigret: “ Vuol dire che è un enigma?” (deduttivo)
Yota: “L’ho proprio visto andare in puntini luminosi tipo fotoni e arcobaleno. Faceva un effetto! Comunque saliva, saliva, su su. Poi non si è visto più.” ( esplicativo)
Maigret: “Lei mente ! Non si è mai visto un gatto a fotoni! Menzogna! ” (sbotta)
Yota: “Non tocchi questo tasto! Sono sensibilissimo.”
Maigret: “E magari ha raccolto le briciole del gatto! Mi faccia vedere subito cosa ha in quella borsa!”
Yota: “No. E’ una cosa privata.” (e stringe a sé l’enorme borsa di nylon)
Flaiano: “Faccia quel che le chiede, e la smetta di mentire.” (calmo e piano)
Yota: “D’accordo. Ma sappia che io sono discepolo di Heisenberg. Finchè non apro la borsa il gatto c’è, insomma è molto probabile ci sia. Voglio uno scambio. Voi mi date la cosa bianca e morbida che sta nella coppa di cristallo, e io vi do la mia borsa.”
Maigret: “Lei che dice? Ci conviene?” (dubbioso a Flaiano)
Flaiano: “E’ la soluzione più comoda.”
Maigret: “D’accordo. Prima ci dia la borsa e dopo le passo la coppa.” (perentorio)
Yota: “Non ci sto. Prima la coppa e dopo la borsa.” (osa )
Maigret: “Che facciamo?” (Maigret dubbioso)
Flaiano: “Aspettiamo. Forse farà una mossa falsa.” (cauto)
Yota: “D’accordo, aspettiamo.”
Maigret:“E intanto? Accendiamo il computer?” (allegro sfregandosi le mani)
Flaiano: “Io non mi muovo.” (negativo-affermativo)
Maigret: “Qua ! il portatile! guardi che desktop fitto di files come stelle.” (sognante )
Flaiano: “Guardi là in alto, apra RAGNO, leggiamo.” (assetato)
Maigret: “E BACIO invece ?” (curioso)
Yota: “Proviamo BUONA.” (con occhi languidi)
Maigret: “Lei è perverso! E non tenga la bocca aperta a quel modo.” (severamente)
Yota: “Conosce la parola “erotico”?”( strafottente a bocca aperta)
Maigret: “Cosa c’entra questo?” (piccato)
Yota: “Ha mai assaggiato una cosa bianca e morbida come quella?” ( insinuante)
Maigret: “Non ricordo.” (secco)
Yota: “Sicuro? Di nascosto forse, andiamo .. possibile che Lei non abbia mai …. ?” (ammicca)
Maigret tace.
Yota: “Risponda.”( sogghigna)
Maigret tace ancora.
Yota: “Intanto che lei pensa, apriamo il file, d’accordo?”
Flaiano: “Lei non mi piace, non so ancora perchè.” (rumina fumando lentamente)
Yota: “Apro. BUONA.”
BUONA

continua qui

Le cose attorno








Yota entra stanco nella stanza, appoggia sulla scrivania una coppa di cristallo ricolma all'inverosimile di un crema bianca similpanna. Prova il letto, si toglie le scarpe, si stende. Si addormenta.
“E' andato?”
“Sì."
"Come si chiama?”
“Yota.”
“Quanto pesa?”
“Tra 55 e 60.”
“La massa l'hai calcolata?”
“Sì. "
“Rientriamo.”

Yota dorme immobile.
“Psss ….. Psssss”
Yota apre un occhio e guarda attorno, si mette seduto sul letto e guarda la scrivania.
“Pssss …. Pssss.”
“Ma che diamine …. ?” Yota si alza e in qualche passo è alla scrivania. Si china sulla crema bianca pannosa.”
“Sei in pericolo.”
“Come?”
“Ti vogliono fare fuori.”
“Non c'è nessuno.”
“Quelli del servizio di sicurezza e purezza. sei fottuto.”
“Chi?"
“Sulla scrivania.”
“Ah sì? E dove?”
“Nella scatola di latta, bustine. Uno è grosso,  l'alto è magro e lungo.”
“Due bustine dovrebbero farmi fuori?”
“Sì.”
“Ah."





Storia di un ritrovo

Sono in quattro al ritrovo del martedì, prima della lezione, lei, due altri compagni di scrittura, il maestro. Il bar dà sulla piazzetta,  vecchie case,  lastricato di pietre,  un arco romano. Sono in tre, più il maestro, e tutti gli altri sono rimasti a casa.
Il maestro e i due uomini parlano di fumetti manga.  Lei non capisce quella parola, i tre parlano fitto. Stanno fuori a fumare,  lei ascolta. Li immagina ragazzi,  calzoncini corti e maglietta, con il giornalino in mano.
Tiene gli occhi bassi sul lastricato. L'aria di marzo è buona. Attorno le vecchie case grigie, i vetri opachi del laboratorio che sta di fronte al bar, e dove mai nessun cliente entra. A quell'ora l'orafo grasso e pelato con gli occhiali, entra nel bar per un calice di bianco. Lo guarda, l'orafo  sorride, ma non saluta.
Le viene in mente un vecchio film in bianco e nero, dove Jean Gabin allena pugili poveri e affamati.  
Il ricordo in bianco e nero non fa rumore. Alza lo sguardo  sui compagni e il maestro. La piazzetta con le sue case stinte di cenere, ha odore di intonaco umido.
I tre uomini ridono, elencano  nomi  dei manga. Lei tace, la  parola ha un suono estraneo. A terra c'è un nastro di seta azzurra lasciato cadere da chissà chi. Lo guarda e non lo raccoglie. L'aria è più fresca.






26 marzo 2012

La stanza






La stanza ha i mobili  dello stesso colore delle pareti, giallino chiaro, un color zabaglione montato ore e ore fino alla sublimazione. Un letto grande, un armadio basso liscio, un comodino. Di fronte al letto file di libri sembrano galleggiare su mensole invisibili di vetro, a sinistra una porta finestra che occupa l'intera parete. Le tende hanno lo stesso colore dei mobili, con qualche fila gialla più scura come quando nello zabaglione ci si mette il marsala e si mescola. Una scrivania sottile in legno chiaro sta davanti alla finestra, in mezzo, una scatola di latta per biscotti, piena di bustine grandi e piccole, sistemate in ordine di altezza e secondo il colore. Davanti gli zuccheri, dietro i tè, poi le buste di preparato per crema pasticcera, per idrolitina, la polvere per il purè. A terra  resti di crema al lampone. Le lenzuola color panna sono tirate e rimboccate lisce, senza una minima piega.

25 marzo 2012

storia dell'alto e del basso




Stavo parlando con la segretaria. La solita pausa  di metà mattina. Mi fa vedere il nuovo sistema di entrata e uscita che hanno installato nel suo ufficio. Un portello basculante 20x20 in alluminio, inserito nella porta a cinque centimetri da terra. Fa una prova davanti a me, appoggiandosi al bordo con le mani, si  tira su e con la testa passa dall'altra parte. Ritorna fuori in corridoio, con scioltezza anche perchè ha solo 16 centimetri, menetre io che ne ho 20, mi muovo più lentamente.
Noi senza corpo non abbiamo le interferenze somatiche degli umani, e questo ci rende molto apprezzati. Siamo stabili e lavoriamo bene perchè siamo pensiero e azione. L'azienda deve apportare alcune modiche, la porta, che è come quella per far uscire ed entrare i gatti da casa, la scrivania o il telefono a nostra misura. Non c'è bisogno d'altro, nè macchinetta per il caffè, nè servizi igienici, nè sedie. Per il nostro sostentamento basta acqua zuccherata all' 1.5%.
Stavamo appunto chiedendoci io e la segretaria se prendere una tazzina d'acqua dolce insieme, quando è successo. Una donna è arrivata di corsa e ci ha gridato di chiamare un'ambulanza. Una ragazza era caduta dal tetto. E'stato un colpo per noi; nella nostra condizione siamo sensibili agli eventi improvvisi. Non avendo corpo, non siamo in grado di controbilanciare i traumi con la massa.
La segretaria si è infilata subito dal portello basculante per andare a telefonare e chiedere i soccorsi, mentre io ho scambiato due parole con la donna. Dover guardare il pavimento per parlarmi la imbarazzava. Per parte mia, non ho problemi, guardo sempre negli occhi la persona con cui parlo, e questo tranquillizza molto.
La donna mi raccontò di aver visto una ragazza camminare sul tetto. Ad un tratto la ragazza era scivolata ed era andata giù.
Siamo rimaste ad aspettare l'arrivo dell'ambulanza, perchè non c'era altro da fare. La segretaria ci ha raggiunto passando svelta attraverso il portello basculante, ed è rimasta a guardarci inquieta da dietro i suoi grandi occhiali con la montatura quadrata verde.

Mentre si aspettava in silenzio, mi domandavo perchè quella ragazza fosse andata a passeggiare sul tetto. Gli umani che hanno un corpo si comportano in modo incongruente. A loro piace l'alto, il panorama, il sovrastare. Penso sia una conseguenza dell'avere una massa tra la testa e i piedi. Noi che ne siamo privi, non abbiamo mai il pensiero di salire. Loro invece sono portati a questo.
Sto raccogliendo una documentazione. L'alto e la sua fenomenologia è il mio campo di ricerca. Ho una mia teoria.


22 marzo 2012

La cosa





Bianco. Candido. Fresco. Contro il palato si scioglie, perde corpo, si disgrega in una morbidezza pastosa. Fermarsi un momento prima di buttarla giù. Soave è il primo contatto sulle labbra un po' dischiuse, perchè passi piano, poco alla volta. Cambia stato nella bocca, al calore, apre al gusto. Una forma semplice, tornita nella consistenza, scompare giù, accarezzando la gola, nell'insinuarsi ancora un poco, e un altro poco ancora. La cosa con il suo bianco e il suo semplice, trae all'inganno perchè averla tutta fino in fondo, il peso si sente proprio in fine.

Ennio Flaiano, il personaggio






altezza: basso per essere un europeo, normale come italiano
capelli scuri, corti, taglio morbido,
appesantito al punto vita, segno di vita sedentaria
carnagione olivastra, baffi corti, occhiali con la montatura nera quadrata
viso ovale, occhiaie scure come di chi dorme poco,
tipo italiano
veste abiti maschili tonalità blu grigio, ha cravatte colorate
occhi scuri, sguardo attento, curioso, divertito
pigro, flemmatico, malinconico, lento, lettore, ama le domeniche e le notti, il suono delle campane, fumatore, consumatore di caffè, abituato alle redazioni molto fumose
mani bianche, dita un po' grosse

EF la mattina del 16 giugno avrebbe voluto dormire, dopo aver passato la notte sulle ultime pagine della sceneggiatura. Ma si sentiva stanco. Era domenica, e dalle finestre aperte giungeva il suono delle campane. EF era seduto sulla sedia, davanti alla scrivania, immobile fissava il pacco di fogli dattiloscritti e ordinatamente impilati dalla pagina 1 alla pagina 386. Avrebbe potuto alzarsi, abbassare le tapparelle, stendersi sul divano, allungare i piedi sul tavolino basso, e riposare. Ma il solo pensiero della sequenza di gesti che avrebbe dovuto fare, lo tratteneva.
Il lavoro era finito, e come spesso gli accadeva, non provava la piacevole soddisfazione che accompagna il compimento, ma un senso di svuotamento e di inanità. Lo sguardo gli cadde sul frontespizio, dove la parola “dolce” era stata sottolineata, non da lui certo, e non ricordava nemmeno chi lo avesse fatto. Quella parola all'improvviso gli parve un terribile equivoco. Allungò lentamente la mano al portapenne e prese con due dita una matita blu. Cancellò “dolce” con un grosso tratto blu.

21 marzo 2012

Il gatto grigio



Il gatto grigio ama il sole. Come tutti i gatti passa molto tempo disteso in un angolo soleggiato, ma a differenza degli altri che a un certo punto se ne vanno per mangiare o farsi un giro, lui resta placido, senza muovere un baffo fino a quando l'angolo cade nell'ombra della sera. Le sue giornate trascorrono felici, e la sua pelliccia assorbe i raggi solari ogni giorno più intensamente, tanto che ha acquistato una luminescenza dorata che si può percepire di notte. Gli altri gatti lo lasciano in disparte per questo, temono la strana luce fioca che il gatto emana al buio, e che impallidisce al sorgere del giorno.
Col tempo il pelo del gatto grigio ha imparato a trattenere una gran quantità di fotoni, che ondeggiano su e giù dalla coda alla punta del muso in tutti i colori dello spettro. E' diventato un fenomeno d'attrazione, e i gatti del circondario, tenendosi a debita distanza, si divertono come matti a guardare la sua pelliccia colorata da un tenue arcobaleno.
Placido, il gatto grigio un giorno capisce che quello non è più il posto per lui. e decide di andarsene, senza fuggire. Aspetta sdraiato nel suo angolo soleggiato, stando bene aperto a riempirsi di fotoni, mangiarli come una ciotola fresca di cibo.
Ad occhi socchiusi guarda verso il sole. Tra le sue ciglia il giallo diventa arancione, e il rosso passa al verde, e il blu e l'indaco gli cadono dentro a cascatella come acqua limpida. Qualcosa  cambia nella sua materia, fasci di fotoni lo avvolgono in un vortice cangiante, e non solo il pelo, ma anche il naso, le orecchie, le zampe, diventano punti scintillanti. Il grigio è finito. Il gatto solare viaggia, leggerissimo.

Monologhi



“E adesso scrivete un monologo interiore, i maschi lo fanno al femminile, e viceversa.”
Silenzio e bisbigli in fondo al tavolo.
“Zeta, tu cosa scrivi?”
“Che posso dirti, Ypsilon, non è nelle mie corde fare monologhi.”
“Acca, tu cosa scrivi?”
“Sssss, non farmi perdere la concentrazione. E tu?”
“Sono in panne. Ho un groppo. Non mi viene.”
“Comincia con una parola qualsiasi.”
“Mi viene “menzogna”
“Ma tu fai l'uomo o la donna?”
“La mia percentuale femminile varia.”
“Oggi com'è?”
“Non so.Tutti scrivono.”
“Appunto, lasciami in pace.”
“Ma insomma siete delle macchine! Ehi, pss pss... Kappa...pss”
“Eh che c'è? Ma non scrivi?”
“Pile scariche.  Mi aiuti ?”
“Fammi vedere.... uhm “l'uomo è avvezzo alla menzogna.”
“Non credi ci siano troppe zeta?”
“E' in terza persona, hai sbagliato,  sai cosa rischi ?”
“Il protagonista parla da solo davanti allo specchio in bagno, una mattina, dopo essersi rasato, pettinato, visto le rughe d'espressione sulla fronte e attorno agli occhi, nelle 24 ore precedenti ha mentito come un gorilla alla sua compagna, neanche con una pistola puntata alla testa confesserebbe. ”
“Credo tu abbia colto bene la dinamica del pensiero maschile.”
“Insomma ti piace?”
“Sicuro, ma sta attento, è un pantano parlare delle bugie maschili.”
“Grazie.”
“Ehi la piantate di disturbare!”
“Scusa, Wudoppia, è che sono in difficoltà. Vuoi che ti leggo l'inizio?”
“No.”
“Allora ti leggo l'idea?”
“No.”
“Ma che ti ho fatto, scusa, perchè sei così tranciante?”
“Disturbi.”
“Scusa. Ics a che punto sei?"
“Ho quasi finito.”
“Beato te,  mi si appallottola la biro appena tocco il foglio.”
“Lui dice di cominciare da una cosa banale, anzi banalissima."
“Come ti sembra la frase:“L'uomo è avvezzo alla menzogna”?
“Fa schifo anche a un maiale.”
“Grazie. Ho scritto una riga. Lui mi punirà.”
“Sì, lo stivaletto lessicale!"
“Non resisterò, sono sensibile.”
“Tempo scaduto, Yota comincia a leggere......  leggi.....avanti leggi...”



16 marzo 2012

Dello scomparire e del destino, romanzo



ABSTRACT   dei testi per il corso di scrittura IL TEMPERAMATITE



Capitoli del romanzo prodotto durante il corso di scrittura TemperaLaMatita 1
:
                       
1. estinguersi
tutto comincia dalla trasformazione di un gatto che decide di lasciare la realtà terrena utilizzando la luce solare per cambiare stato

2. ancora una scomparsa.
una mattina nebbiosa d’inverno, Maigret commette una distrazione che si rivela fatale per il destino di una donna, Cecile, che dopo essersi presentata per giorni nell’ufficio, resta inascoltata e scompare, lasciando una morsa inquieta nel cuore del commissario

3 la fine “dolce”
intanto a Roma, chiuso il copione appena finito, Ennio Flaiano nell’immobilità della domenica mattina, leggendo il titolo sul frontespizio, si rende conto dell’equivoco nella parola “dolce”, che taglia con un tratto di matita blu; la parola scompare, via “dolce”, la vita affonda malamente

4 la parsimonia
una città-enigma appare il sogno di una campagna stretta e delimitata; case basse, linee rette, incroci tutti uguali, scarsi indizi sugli abitanti che si intravvedono appena la domenica mattina. Parsimonia come scomparsa, piccolezza

5. le cose attorno
in una stanza vuota di presenze umane,  le cose ordiscono una trama per guadagnare senso e guarire dal pesronaggio

6. Topo “morto”
dialogo attorno a un figlio assente, scomparso, dormiente, di cui genitori funesti decretano il destino, con lucida determinazione nel sopprimere la vitalità grazie all’ausilio di sostanze e affezione letali

7. la scomparsa della verità
un’anima cerca aiuto per scrivere un monologo interiore, ma s’impantana nel mentire
8. il catalogo privato
visibili come semafori, ma chiusi come vongole nelle cartelle, segreti file sul desktop intrecciano fili di storie, in cui tornano i temi dell’estinguersi e dell’assenza

9. la cosa, o la scomparsa dell’innocenza
uno spostamento di senso precipita una cosa bianca e morbida  in una discesa cieca nella sensualità che accarezza con lo sguardo il desiderio di fronte

10. storia del basso e dell’alto
onirica vicenda tra esseri umani e metà umani, che si gioca tra corpo, testa e teorie della conoscenza.
11. l’intervista impossibile
dove Carver Raymond scompare continuamente in cucina e l’intervistatrice aspetta

12. suggestion cinematique
dove si parte dal Giappone e si arriva alla Francia, passando per la piazzetta in una sera tiepida di marzo