C’era attesa sul tavolo. Lei se ne
stava ferma, con gli occhi fissi sul foglio bianco. Il posto a
sinistra era vuoto. Gli altri lavoravano senza fermarsi, riempiendo i
fogli di righe fitte.
Avevano accettato come un fatto normale
che quel posto fosse vuoto. Ma a sinistra, dove c'era la sedia
inutilizzata, il vuoto si sentiva perché in quel punto il livello
di produzione era zero, ed era chiaro che loro avrebbero dovuto
pedalare di più.
Per arrivare al traguardo dei 1000
punti - storia dovevano scrivere senza fermarsi. All'inizio quella
sedia era stata occupata da uno bravo che aveva prodotto righe
della migliore qualità, la storia della nave trasporta neve e quella
del pittore col baffo a stecco. Dopo, non si era più visto. Nessuno
si era domandato perché fosse scomparso. Avevano continuato a stare
chini sui fogli, senza voltarsi. Ma non ci si volatilizzava così,
pensava lei. Dal momento in cui entravi, eri
segnato. Dovevi scrivere, potevi farlo anche fuori, da solo, ma
nella cellula contava, fuori no. Il capo, signor Temper, dal fondo
del tavolo le lanciò un’occhiata di rimprovero. Non c’era
bisogno di aggiungere altro. Lei si mise stancamente a tracciare
qualche riga scritta sul foglio, ma continuava a pensare. Soltanto
con 1000 punti- storia potevi affrancare te e tutti gli altri. Lo scomparso vagava da qualche parte
mangiandosi il cuore, grigio dal rimorso. Forse aspettava fuori,
dietro un angolo, col desiderio di rientrare e occupare di nuovo il
suo posto, perché ciò che aveva guadagnato dilenguandosi, non
era vera libertà.
Riempire di scrittura i fogli nella
cellula dava un senso alla loro piccola e legnosa esistenza. E una
volta raggiunti i 1000 punti, avrebbero potuto tirare su la schiena
curva e alzarsi finalmente. Lei guardò gli altri che stavano chini a
scrivere. Mancava poco alla fine turno, tutti avrebbero letto ciò
che avevano scritto, il signor Temper avrebbe ascoltato in silenzio
e segnato un numero sul suo taccuino rosso. L’attesa era
palpabile. Lei si chinò sul foglio e non pensò più a niente.
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