15 marzo 2013

Lettera di Giulietta Capuleti a Violetta Valery




Gentile signora,

ho 14 anni e mi chiamo Giulietta. Mi piacciono le tende sollevate dal vento e i vetri colorati.
Nella sua lettera, Lei parla di tante cose. Sui padri, sono d'accordo. Ho visto spesso la scena che lei descrive. Loro brindano con chiunque sia utile brindare. 
Adoro le boccette colorate, la forma piccola tonda o quadrata con gli angoli smussati o a piramide, e il vetro verde o marrone, a volte blu, e anche viola. Non posso fare a meno di aprirle e assaggiarne un pochino, anche se sono amarissime.  In casa lo sanno, e mettono sotto chiave tutto, è successo che sono stata male dopo avere provato da un'ampollina di vetro blu,  una goccia sulla lingua, un fantastico gusto di mandorla. Mi hanno fatto vomitare, devo dire che non mi è dispiaciuto.  Dopo questo incidente,  non c'era modo per procurarmi altre bottigliette. 
Il giorno del mio compleanno, alla festa che i miei danno sempre, pieno di gente, arrivano dei tizi mascherati che cominciano a fare gli scemi. Uno di loro mi guarda fisso. Esco in giardino e lo zotico  mi segue. Smancerie varie e salta fuori che si chiama Romeo, e appartiene alla famiglia con cui i miei hanno casini pazzeschi.
Gli racconto della mia passione per le boccette colorate ecc. Il tipo dice che ha un amico frate,  fissato con gli intrugli alchemici, che ha un sacco di bottigliette, che può portarmene qualcuna. Gli dico sì, è tornato con un bel po' di roba,  volevamo provarle tutte, e vedere quanto riuscivamo a resistere con poche gocce senza star troppo male.
Ha ragione signora Violetta, quando dice di non fidarsi. Lui si avvicinava a me serio, mi sfidava a bere ancora una goccia se avevo il coraggio. Io il coraggio l'ho avuto, lui invece ha perso la testa quando mi ha vista cadere giù secca e blu sulle guance.
Ho imparato, signora.
Giulietta


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