15 marzo 2013

Lettera di Violetta Valery a Giulietta Capuleti






cara Giulietta,
non sta da nessuna parte che un personaggio d''opera come me, Violetta, detta anche Traviata, scriva a te, che stai in un balletto, Giulietta e Romeo. C'è qualcosa che ci lega in qualche modo? Niente, meno di niente. Immagino tu dica.
Per parte mia, invece sì, una sola cosa: si beve, e finisce in tragedia. La mia storia annega nei brindisi da subito, tutti,  eleganti e accaldati, cantano sotto pesanti lampadari di cristallo,  i calici sbandano, le signore anche, avvitate nei corsetti. Ogni festa, va così, giovani o vecchi è uguale, uomini mi avvicinano con un bicchiere di qualche liquido alcolico, con le guance rubizze,  e forse hanno le vertigini, finisce che il mio vestito resta macchiato. Non tirano fuori il portafoglio per pagare il danno, sarebbe inelegante, con discrezione i soldi arrivano nelle mani di una cameriera, e poi a me. La seta lavata è finita, il vestito è da buttare, ma la cameriera lo recupera dalla spazzatura per sè. 
Il punto è non devi mai bere liquidi offerti da uomini che ti guardano seri e benevoli, tieniti lontana da loro. Ora che ho il petto come un colabrodo, quei gentiluomini sono severi e compassionevoli, mi parlano del conforto che dà il pentimento, e mi portano bottigliette nere con medicine disgustose. Se avessi il petto florido che avevo prima, non mi seccherebbero con la redenzione.
Vedi Giulietta, il tuo bere a sproposito bottigliette strane, sarà motivo di altri brindisi,  i due padri, il tuo e l'altro, suggelleranno con mestizia la pace, bevendo qualcosa insieme. E dopo aver concluso la visita al mio capezzale, gentiluomini e pie dame si fermeranno al bistrot, calice in mano parleranno del mio funerale,  in fine si saluteranno con un inchino e alzando il cappello.
La mia redenzione è liquida.
Violetta Valery

Nessun commento:

Posta un commento