4 aprile 2013

Masquerade





Torce fiammeggianti illuminano il giardino, dove alte siepi di bosso sono tagliate in sagome di conigli, delfini, orsi. A destra, la fontana con Venere nella conchiglia, a sinistra Apollo che abbraccia la ninfa. Il giardino digrada dolcemente verso l'aranceto e le vasche dei pesci, dove delle reti ad imbuto sono appoggiate per chi voglia servirsi di una carpa fresca.
Nel padiglione di caccia sfolgorante di luce per il grande lampadario a cristalli di Boemia, lunghe tavole infiorate sono coperte di lini inamidati che scendono fino al pavimento. Alzate di cristallo ricolme di frutta brinata, arabeschi di petit fours e canditi da passeggio, tazze di porcellana con cioccolatte al gelsomino. Gli invitati non si vedono ancora, eppure sembra che mani invisibili  sfiorino le coppe alte e sottili,  e le preziose stoviglie filettate d'oro zecchino. Nell'aria il profumo del caprifoglio in fiore, e il suono delle gavotte che i musicisti  intonano sotto il palcoscenico sistemato accanto al padiglione. 
I musicisti abbassano gli archetti. Due figure mascherate compaiono sul palcoscenico, una dama in vestito di velluto blu notte,  un cavaliere dal largo mantello nero di seta lucida. A passi lenti si avvicinano al centro della scena, esitano. La donna apre con un gesto il corsetto e appare un seno bianchissimo e pieno. Il cavaliere avanza verso di lei, la  sfiora con il mantello sul fianco, si china e le bacia il seno. La dama estrae dal corsetto un nastro di raso blu che consegna al cavaliere, ed esce di scena. Il cavaliere fa cadere a terra il mantello, resta a petto nudo, bacia il nastro, e tenendolo tra le dita si accarezza. Le luci si spengono.

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